Il cammino di Camaldoli

Questo sito e' dedicato al cammino di Camaldoli come io l'ho pensato dopo aver studiato la storia del Monastero e del suo fondatore. Il contenuto è diviso in cinque parti:

  • La storia del monastero e del suo fondatore, San Romualdo.
  • Le motivazioni e la preparazione tecnica prima di affrontare un cammino
  • Galleria completa delle immagini
  • Percorso registrato con il GPS
  • Il mio cammino dell'8 agosto 2015, con dettagli e principali foto del percorso, che trovate qui di seguito.



  • Per un cammino completo

    Il mio cammino di Camaldoli è iniziato dalla chiesa di Collina (P1) per ragioni di convenienza, ma se volessimo dargli una sua completezza, quale potrebbe essere il giusto punto di inizio? Il monastero di Camaldoli è stato fondato da San Romualdo, di cui ho scritto altrove, che è nato a Ravenna ed ha iniziato la vita monastica, prendendo i voti, a Sant'Apollinare in Classe, che è una bellissima chiesa Bizantina pochi km a sud di Ravenna. Quindi il cammino potrebbe iniziare lì, per un totale di circa 110 km. Da lì (P) si può raggiungere con facilità l'argine del Montone e risalire lungo la strada, in parte sterrata, che lo costeggia, fino ad arrivare a Forlì e da qui raggiungere la chiesa di Collina, da dove inizia il sentiero degli Alpini. Essendo San Romualdo nato a Ravenna e avendo iniziato la sua carriera monastica a Sant'Apollinare in Classe, il giusto punto di partenza del cammino è senz'altro questo.



    Si parte dall'abbazia, bellissima, con stupefacenti mosaici del periodo bizantino e ci si incammina verso Forlì. A poca distanza dall'abbazia si trova il punto di unione del fiume Montone e del fiume Bidente (che si è già unito con il Rabbi a Forlì). Qui questi fiumi diventano i 'fiumi uniti' e proseguono verso il mare.
    Dall'abbazia di Classe si può arrivare a Forlì sia sull'argine del Montone che sull'argine del Bidente. Costeggiare il Montone e' un poco più lungo (circa 35 km invece di 30). Io consiglio di camminare sull'argine del Bidente e fermarsi, dopo pochi km, presso la Colonna dei francesi, fatta erigere nel 1557 dal cardinale Pier Donato Cesi, arcivescovo di Narni, per commemorare gli oltre 20000 morti di un giorno di battaglia. Un evento spartiacque che segna l'avvento dell'artiglieria pesante nei conflitti armati, da cui tanti morti, cosa inusuale per una battaglia medievale.
    Colonna dei Francesi Battaglia di Ravenna



    Dopo aver meditato un poco sulla stupidità umana si può proseguire verso Forlì.
    Arrivati a Bagnolo si può decidere di deviare verso il centro di Forlì, per vedere la bella Piazza Saffi con l'abbazia di San Mercuriale, del 1100. Oppure si può deviare verso la campagna per il santuario di Fornò, pure interessante. Alla fine l'obiettivo è convergere verso la chiesa di Collina, a poca distanza da San Martino in Strada, essendo questo il punto di partenza del sentiero degli Alpini, che ci porta a Monte Falco, dove si inizia il percorso, sulla GEA, verso l'Eremo e il monastero di Camaldoli.
    Nei paragrafi che seguono descrivo in dettaglio il cammino che ho fatto io, ma, in breve, il percorso consiste nel seguire il sentiero degli Alpini dalla chiesa di Collina fino a Monte Falco e poi proseguire sul sentiero 00 (GEA: Grande Escursione Appenninica) fino ad un punto dove inizia la discesa verso l'Eremo e poi verso Camaldoli.
    Dalla chiesa di Collina al monastero sono circa 80 km. L'acqua scarseggia per cui è bene portare una scorta adeguata. Se volete i dettagli leggete quello che segue.



    Le mie note lungo il cammino

    Sabato 8 agosto 2015

    Ore 6:40: Parto da casa, sopra Vecchiazzano, il cielo è velato, arrivo alla chiesa di Collina alle 8:20. Non ho incontrato quasi nessuno, salvo un ragazzo nella vigna dallo sguardo stupito e una vecchietta che non mi ha notato.
    La chiesa di Collina è in una posizione stupenda, con visuale oltre 180 gradi, da Castrocaro a Bertinoro. Non c'è nessuno e mi riposo un pò prima di affrontare la salita alla Rocca delle Caminate. Rifletto su quante cose mi stiano passando per la testa da quando sono partito. Una nuova esperienza è sempre il miglior catalizzatore di pensieri.



    Mi tolgo gli scarponi e noto con piacere che i calzettoni tecnici sono asciutti. Vedremo stasera.
    Mi appunto qualche riflessione: Organizzarsi bene con il necessario, ma eliminare il superfluo. Questo è importante anche nella vita. Darsi di mano in mano obiettivi raggiungibili in modo da poter avere soddisfazioni nel corso del cammino. Mangio qualcosa e mi accorgo che il telefono misura gli UV, provo e mi dice che c'è un rischio basso. Mi metto un pò di crema protezione 30.

    Ore 9:00: Riparto.

    La strada è asfaltata e c'è da salire un pò di più solo verso la fine. Sulla destra c'era una grossa tenuta con parecchi ettari di viti, con un villaggio di case nuove che mi sembra poco integrato nel nostro paesaggio, e, in lontantaza, il paese di Predappio, famoso per aver dato i natali a Benito Mussolini.


    Ore 11:15: Arrivo alla Rocca delle Caminate. La rocca è chiusa e di fianco ci sono gli scout e si sentono voci di bimbi, escono due ragazze ben pasciute e un ragazzo col telefono che non ho capito se stesse chiamando la mamma o la morosa.
    Sto ricaricando un pò il telefono con il pannello solare. E' un caldo boia, Ora riparto. Finita l'acqua (ne avevo 2.5 litri, ma nel percorso non se ne trova), ad un certo punto, al culmine di una salita sotto il sole, mi sono steso per terra e ho cominciato a farmi vento con il cappello di paglia, ma l'aria é talmente calda da rendere inutile anche questo. Per salire da 350 a 500 metri passando sul monte Bruchelle, sopra Cusercoli, la salita è molto ripida e, fatta da stanchi, è veramente un massacro.



    Mi sarò fermato 4 o 5 volte. Alla fine della salita si arriva alla strada sterrata vicinale Cusercoli-San Savino e si continua per circa 300 metri, ma poi occorre fare attenzione, appena passato un capanno di caccia (con tutta la parafernalia che caratterizza questi dannati posti) c'è una deviazione a sinistra segnalata in bianco rosso su un palo basso e storto che dubito durerà ancora a lungo. Sembra un fosso e invece è un sentiero. Si scende per una decina di metri con difficoltà e poi si arriva ad un sentiero che si prende verso destra. In circa 1500 metri, senza variazioni altimetriche di rilievo si arriva all'agriturismo il Gufo e la Civetta, che si trova sotto la zona di decollo per parapendio e deltaplani. Lo riconosco perché una volta ero venuto qui con Maurizio, l'amico con il quale avevo iniziato a volare, nel 1994. Ore 19:45: Arrivo all'agriturismo il Gufo e la Civetta.



    Domenica 9 agosto 2015

    Mi sono svegliato alle 6, ma oggi me la prendo un pò comoda. Ammetto di aver pensato di fermarmi un giorno qui, ma invece parto e arriverò fin dove possibile, senza sforzarmi troppo. Ieri è stata durissima. Finisco di scrivere le mie note note su ieri, faccio colazione e riparto.

    Ore 9:00: Parto dall'agriturismo, scendo sulla strada asfaltata fino ad una ghiaiata, giro a destra e ritorno verso il crinale. Proseguo sul sentiero Alpini che adesso è veramente bello. Penso che chi volesse fare un giro più comodo e corto potrebbe partire direttamente da questo agriturismo. Sento un rumore alle mie spalle, mi giro di scatto con il bastone in mano, c'è un ragazzo dietro di me, con un secchio in mano. Mi dispiaccio per la mia mossa allarmata e gli chiedo: dove vai di bello? e lui: a casa mia. E procede.
    Dopo poco incontro un uomo in costume da mare che scende a petto nudo la strada. Ci fermiamo a fare due chiacchiere e mi dice che fino a inizio anni '70 viveva poco lontano da casa mia. Piccolo il mondo.



    Riparto e arrivo in un punto di svolta ove vedo un bellissimo melo che proietta un'invitante ombra sull'erba: il melo della provvidenza. Mi tolgo gli scarponi e mi ci siedo sotto, con la mente che va per i suoi percorsi. Assorto nei miei pensieri comincio a sentire dei rumori che assomigliano a lontani tuoni e noto che il tempo si sta guastando.



    Ore 12:50: meglio ripartire! Il percorso che segue è molto bello, fra sentieri e strade sterrate. L'acqua (dal cielo) è arrivata ed ho continuato con la cerata. Niente di ché. Probabilmente è stata la mia fortuna perché adesso l'aria è fresca (potrebbero venirmi dei pensieri..) e riesco a camminare con assai meno sforzo. Arrivo così al monte delle forche dove si prende a sinistra e si fanno circa 200 metri nella strada asfaltata, che, seppur con poco traffico, rappresenta sempre il massimo pericolo per chi cammina (altro che lupi!). Ci si immette sulla destra in una strada forestale ben tenuta, con una sbarra, con l'indicazione per un monumento partigiano.



    Si continua a salire in un alternarsi di strada e sentieri fino ad arrivare in cima, dove c'è una casa chiusa con un porticato e una zona per fare grigliate, coperta. Può essere un ottimo bivacco di emergenza. Ci sono anche tavoli e panche in legno. Poco più avanti trovo il cippo a ricordo di una formazione partigiana che qui si costituì. Continuo a salire e ad un certo punto noto nelle montagne che si stagliano lontane sulla mia destra qualcosa di familiare…ma sì, è Montalto vecchio, sopra Premilcuore!



    Adesso so che sto per arrivare alla strada che va a Premilcuore a Santa Sofia e mi rincuoro. Continuo e mi trovo sul crinale in un punto in cui un cartello indica 'Campastrone 40 minuti'. Si tratta di un podere ove visse mia madre prima di sposarsi. Viveva lì quando conobbe mio padre. Lui era di Sambucheto, un podere sopra Collina di Civitella, oggi sito remoto ma un tempo vicino alla zona di passaggio di uno dei percorsi dei Romei dalla Germania a Roma. Era venuto a lavorare da uno zio nel podere Mont Bon, non lontano da Campastrone. La fonte d'acqua era a metà fra i due poderi e presso quella fonte si conobbero i miei genitori. Mio padre mi raccontava di quando veniva a morosa da Civitella, a cavallo o a piedi e penso che senz'altro faceva parte della strada che ho fatto io oggi e che poi scendeva qui, dove adesso c'è questo cartello. Mi giro per fare una foto e vedo una vipera in mezzo alla strada, ferma. Pochi secondi prima le sono passato con lo scarpone davanti al muso, senza accorgermene. Cerco di fotografarla, ma svelta prosegue e si infila in mezzo ai cespugli a lato strada. Mi propongo di guardare meglio dove metto i piedi, da adesso in poi… Arrivo sulla strada che va da Santa Eufemia a Camposonaldo e dopo poco vedo un rudere con un cartello che la descrive come Le Baldelle. Mi viene in mente mia madre che continuava a dirmi: quando arriverai là, c'è la Baldella e lì ci abitano… sì, una volta!



    Si arriva al valico e si comincia a scendere verso S.Sofia. Dopo poche decine di metri, sulla destra, ci sono due cartelli: Sentiero degli Alpini e Fonte caduti della Julia. E' buio. Proseguo e dopo poco trovo la fonte. Che gioia! Ero senz'acqua da due ore e bere mi rigenera. Adesso con le borracce piene mi sento rincuorato e proseguo. Per un attimo avevo pensato di fermarmi a dormire su uno dei tavoloni in legno che ci sono vicino alla fonte, però ho pensato che anche agli animali può venir sete e quindi forse è meglio evitare. Dalla fonte si sale fino a 1000 metri di quota, a Poggio Montironi e da lì in mezzora si arriva al piccolo bivacco Pinone.

    Ore 23:0: Arrivo al bivacco, sulla porta c'è scritto: Bivacco Pinone. APERTO. Siiiiiii.



    Una piccola struttura autogestita. Camino, tavolo e panche, legna secca e una credenza con un pò di candele, zucchero e alcune bustine di tisana di betulla. Ho acceso il fuoco, mi sono scaldato un pentolino d'acqua e mi sono fatto una tisana con due bustine di zucchero: berla è stato meglio di qualsiasi cosa che potessi immaginare.



    Ho steso i panni ad asciugare e mi sono messo a dormire in terra nel silenzio del bosco, con la piccola finestra aperta per vedere un lembo di cielo a momenti nuvolo e a momenti stellato. Al mattino colazione con altra tisana e biscotti e mi preparo a partire. Purtroppo è nuvolo e non posso caricare il telefono. Siccome mi serve per orientarmi in caso di necessità, lo tengo spento e lo accendo solo di tanto in tanto. Per questo motivo la mappatura di questo tratto sarà molto approssimativa. Ripenso alle more, ai fichi, alle mele anche acerbe che apprezzo così tanto. Normalmente non facciamo caso a certe cose perché possiamo averle con facilità, un pò come la moglie nell'Ars Amandi di Ovidio. In questi frangenti invece il valore che gli si dà è infinitamente superiore.



    Lunedì 10 agosto 2015

    Ore 9:00: Sono partito dal Pinone e dopo un'ora sono arrivato al Rifugio Fratta, che è chiuso, ma che però ha un bivacco aperto. Entro e vedo che è più grande ma in peggiori condizioni rispetto al Pinone. Nella credenza sono entrati i topi e ci sono parecchie cacche. Pulisco un pò, chiudo e riparto. Arrivato all'incrocio fra sentiero 301 (Il sentiero degli Alpini) 269 e 264 mi fermo a caricare il telefono perché adesso c'è un pò di sole. Il telefono con GPS è una gran cosa in questi frangenti. Mi viene l'idea di preparare una App per rendere più facile anche alle persone poco avvezze alla tecnologia l'utilizzo del GPS nei sentieri. In questi casi è importante che rifugi e fonti siano marcate correttamente, non come capita a volte in servizi gratuiti dove ci sono errori anche di 100 metri, che in montagna possono essere un errore catastrofico, visto che si sale, si scende e ci sono avvallamenti e cime da passare. Mentre sto seduto ad aspettare che il telefono si carichi un pò, sento passi in avvicinamento e dopo poco mi appare una coppia sulla cinquantina. Vengono da Novara e fanno il percorso di S.Francesco, che termina ad Assisi ma inizia, chissà perché, a Dovadola. Il percorso, che seguono leggendo istruzioni che si sono stampati, li fa scendere a valle per raggiungere ristoranti e alberghi. Non hanno esperienza, suggerisco alla signora, dal piglio deciso, di farsi almeno una foto del pezzo di cartina di questa zona e gliela porgo. Girare per boschi sconosciuti senza cartina non è certamente una cosa raccomandabile. Ci salutiamo e ognuno va per la sua via: loro scendono al Corniolo io salgo verso la Campigna.


    Verso le 14 è iniziato a piovere mentre ero sul crinale. E' venuta giù a catinelle, con fulmini e saette e io che me stavo accovacciato a guardare il sentiero diventare un ruscello. Avevo tirato via il bastone in alluminio e mi ero messo sotto alcuni alberi, giusto per non diventare un percorso privilegiato per una scarica elettrica.



    Quando la pioggia ha rallentato ho continuato, ma poi, mentre ero sul passo della Braccina, fra Premilcuore e Corniolo, mi sono riparato sotto il piccolo tetto del cartello del parco, con le gocce d'acqua che mi sfioravano la pancia, e poi sotto un gazebo, preparato per qualche gara sportiva. Confesso che per un attimo ho pensato di scendere al Corniolo a farmi un piatto di pasta e dormire all'hotel Leonardo, come feci, nello stesso periodo, 29 anni fa, in convalescenza dalla mia sospetta emorragia cerebrale che in realtà era solo stress. Invece ho continuato, fra merde di vacca, tafani e pioggerella continua. La zona sopra pian del Grado è segnata veramente male, si arriva in prati nei quali non si vede dove sia il sentiero. Si passa in mezzo a siepi di biancospino, ricresciuto, che ti massacrano le braccia e le gambe. Sono passato davanti ad una casupola dove si potrebbe anche dormire in emergenza, dove una volta Dario si fece fotografare in posa meditativa, mentre andavamo a Ca' Sassello. Ho continuato per un'ora al buio, accendendo il telefono ogni 5 minuti per verificare la posizione, ho sbagliato la strada alcune volte ma alla fine, verso le 10 di sera, sono arrivato al rifugio Fontanelle. Come ho aperto la porta, tutti gli occhi erano puntati su di me, dovevo sembrare un pò allucinato, uno mi fa: vuoi un caffè? I 4 gestori sono gentili. Daniela viene da Carpi e fa la maestra. Mi ha accompagnato di sopra in una stanza con 4 letti a castello. Una doccia calda, uno sformato di lenticchie.. e chi mi ammazza? Ho dormito sopra a Francesco e al suo cane, che è stato buonissimo e non si è sentito per tutta la notte.



    Martedì 11 Agosto 2015

    Ore 9:00: seduto in mezzo alla strada forestale che sale dal Rifugio Fontanelle sto aspettando che si asciughino i vestiti che ho steso sul parapetto in legno di un precipizio. Anche eri è stata una giornata dura. Stamattina son partito alle 8, e adesso, dopo un'ora passata ad asciugare i panni rifaccio lo zaino e parto per monte Falco. Gli scarponi son fradici e li ho legati fuori dallo zaino. Ho i sandali. Speriamo bene.



    Sono salito sul monte Falco, incontrando per strada una famigliola che asseriva di aver visto 4 paia di occhi di lupo seguirli nell'oscurità, vicino al loro albergo in campigna. La vista da Monte Falco sarebbe stupenda, ma era parecchio oscurata dalle nuvole (come un disco dei Pink Floyd).
    Grande gioia ho provato a riempire la borraccia e bere l'acqua della fonte Sodo dei Conti, a 1600 metri di quota. Arrivato in cima avrei voluto fare una scorpacciata di mirtilli, ma la zona è stata dichiarata riserva integrale e non si possono toccare.



    Da monte Falco son sceso verso il rifugio CAI Città di Forlì, dove ho incontrato Francesco e il suo cane che stanno facendo il cammino di Assisi. I gestori di questo rifugio sono due persone atipiche, intelligenti e simpatici. Vivono qui tutto l'anno. Lei ha fatto l'informatica per 10 anni e dice che 'ha dato'. Io ho fatto l'informatico per quasi quaranta...



    Mangio ottimi tortelli e spezzatino e riparto verso le 14. Il sentiero di crinale fra la Calla e Camaldoli è un tratto della GEA ed è stupendo. L'ho fatto tante volte, in ogni stagione, e riesce ad essere sempre bello e diverso. Incontro un ragazzo e una ragazza molto giovani, forse neanche vent'anni, che procedono a fatica caricati di due zaini enormi. Mi dicono che vengono da Fano e che questo è il primo giro che fanno in montagna, un anello di 4 giorni da Camaldoli a Camaldoli. Gli faccio notare che sono troppo carichi, 30 kg di zaino, mi conferma lui, lei aggiunge che dormire in tenda è troppo carino. 'Tanto siete giovani' gli dico, ma non so se arriveranno in fondo.



    Ore 17:00 arrivo a Poggio scali dopo esser passato davanti allo strapiombo con vista diga di Ridracoli (mezza vuota). Riparto e verso le 17:40 incontro una famiglia di turisti con un figlio sui 16 anni, tutti in maglietta. Dove andate? A Poggio Scali, ci vuole mezz'ora vero? mi dice il padre. Gli rispondo che ci sarà 1 km, ma è in salita. Passano e vanno oltre. Mi viene un pò di rimorso per non averli fatti desistere. Il vento soffia e nel bosco fra poco sarà freddo, e non sono attrezzati. Per fortuna dopo poco, mentre sono fermo per fare foto li vedo tornare indietro. Hanno rinunciato e son contento. Facciamo insieme la discesa all'Eremo e mi dicono che sono di Treviso. La discesa all'Eremo è ripida e piena di sassi, Non ci si può distrarre, specie io con i sandali e la caviglia già vittima di una distorsione alcuni anni fa. Penso alle due fonti che ho visto oggi. Il Porcareccio ha acqua, ma esce di sotto e così pure le Tre Fonti. Mi pare che il problema sia che nessuno fa più manutenzione. Ma le fontane sono la vita per il turismo nei parchi. Non si possono trascurare! Forse pensano di cacciare la gente fuori dai boschi e renderli tutti riserve integrali? Probabilmente non ci sono soldi. Ma un parco può far guadagnare soldi a un paese, se è ben tenuto e attira visitatori.



    Sono arrivato all'Eremo. Sento di avercela fatta e bevo l'ottima e fresca acqua della fontana, addirittura mi faccio un selfie commemorativo, davanti alla porta dove hanno messo un'installazione con simboli allegorici, compreso civetta e teschio. C'era anche un anno fa, quando venni in macchina con il mio amico Sandro. Pensavo fosse una cosa temporanea, e invece lo stanno lasciando qui. Non è molto invitante trovarsi un teschio davanti alla porta di ingresso. Oddio, a volte i frati hanno questo gusto macabro, mi viene in mente la chiesa dei cappuccini a Palermo e le sue migliaia di scheletri.
    Inizio la discesa verso il monastero. E' un percorso di circa 3 km di misto strada e sentiero. Arrivo al crepuscolo e vado in foresteria, ma purtroppo non hanno posto. Mi propongono di dormire in un camerone con gli scout, mi andrebbe bene, ma non c'è una doccia. Provo nei due alberghi di fronte, ma son pieni anche quelli. La foresteria mi aveva indicato il campeggio e il rifugio della forestale, che sono un pò fuori, lungo la strada.



    Mi incammino e sento passi dietro di me, mi giro e vedo un signore anziano con la barba che sta facendo una passeggiata aiutandosi col bastone. "Lei vive qui?", "Si", "Bel posto eh!" , "si, veramente bello", "dov'è il campeggio?", "prosegua lungo la strada e lo troverà", "ci sono ancora i monaci qui a Camaldoli?", "certo che ci sono, io sono un monaco!", "Ah, ma pensa, e quanti siete?", "Siamo 22, da dove viene?", "Da Forlì", "Uno di noi è di Forlì, un simpaticone di 96 anni". "Sa a volte ho pensato che mi piacerebbe essere un monaco, ma sono sposato", "ah", " e sono ateo", "ateo! ma va" "Beh, ho studiato varie religioni e non mi riconosco in nessuna, però il mio ateismo non è del genere materialista che mette l'uomo davanti a tutto, diciamo che riconosco la mia incapacità di andare oltre un certo punto con le spiegazioni", "Ecco, un ateo credente…", "Diciamo che quello che non mi piace dell'ateismo è la demolizione della spiritualità", " Ah, questo è il problema". Arriviamo di fronte al campeggio e mi dice: "vada qui e la sapranno aiutare". Ci salutiamo e prosegue.



    Al campeggio sono gentili, mi danno loro la tenda e mi dicono di mangiare, che poi penseremo al resto. Mangio una pizza con una bella birra fresca e ripenso al monaco. Vado in tenda e poi in bagno e lì incontro un signore che parla con un accento di Forlì, glielo dico e mi conferma. E' di Forlì. E' lì con il figlio, per qualche giorno di vacanza insieme. Gli racconto un pò del mio viaggio e ci salutiamo. Poi, in tenda, mentre sto per addormentarmi, sento che sono nella tenda vicino alla mia. E' piacevole sentire il rapporto affettuoso fra un buon padre e suo figlio. Ad un certo punto parlano di me e di come mi sarò sentito sotto il temporale. Fa un certo effetto entrare nei discorsi degli altri. I funghi sulla pizza erano un pò unti e mi rendono difficile la digestione, però alla fine crollo.



    Mercoledì 12 Agosto 2015

    La cameriera mi ha consigliato male, era carina, ma la tagliata coi funghi era troppo pesante. Sono sul treno in partenza da Firenze verso Faenza.

    Ieri è stata una bella giornata. Mi sono svegliato alle 6, ho fatto una bella doccia calda e il bucato, ho lasciato tutto in tenda e me ne sono andato al bar a farmi uno stupendo cappuccino con schiacciata al prosciutto. Sono stato alla farmacia del monastero dove vendono miele, cioccolata, creme e liquori di loro produzione. Perlomeno prodotti sotto un loro controllo. Il mio liquore preferito è il Laurus 48 (gradi!). In farmacia ho comprato anche il biglietto per la corriera delle 14:37 e sono andato a prenotare il ristorante per le 12:30, prevedendo che ci sarà gente. La cameriera che ha preso la prenotazione era una bella signora, non più giovanissima ma parecchio attraente. Le dico che arriverò puntuale come la morte! Me ne sono rimasto alla libreria del monastero per quasi due ore a leggere e conversare un pò con frate Emilio, una persona istruita. Abbiamo parlato dei cambiamenti a Cuba, del cristianesimo nei vari paesi e del lavoro diplomatico svolto dalla chiesa. Ho comprato alcuni libri tra i quali, per 3 Euro, un trittico in tiratura limitata, in offerta speciale. I 3 euro meglio spesi della mia vita (poi pagherò 3 Euro un the alla stazione di Firenze!).
    Salutato Padre Emilio e me ne sono andato a fare lo zaino, ho salutato i gestori del campeggio e sono andato a pranzo dalla bella signora, che mi ha dato il tavolo 69 (l'avevo chiesto io), e per il buon numero e per la buona posizione. Le ho chiesto un consiglio e mi ha suggerito la tagliata ai funghi porcini e, ahimé, l'ho presa, preceduta da ottimi tortelli alla casentinese: pomodoro, pancetta, rosmarino. Ho preso un quartino di vino di produzione del monastero, senza infamia e senza lode, ma l'acqua minerale, in un posto con una fonte tanto buona, proprio non ce l'ho fatta a prenderla e ho deciso di bere dalla mia borraccia. Ovvio, l'acqua della fonte è buona, ma non è 'potabilizzata' cioè è buona, non sa di cloro!
    Finito il pranzo sono andato a pagare e non ho potuto esimermi dal fare un complimento alla gentile cameriera, lei mi ha ringraziato appoggiando la mano sul mio braccio, e ho capito che non potrei fare il frate!
    Massimo Portolani, 15 Agosto 2015